Carato

Il Carato nella gioielleria e nell’investimento

Il termine carato è utilizzato in oreficeria e metallurgica con un duplice significato: può intendere l’unità di misura della massa dei materiali preziosi (con un valore pari a 0,2 grammi) oppure può indicare la purezza delle leghe auree. In quest’ultima accezione nello specifico quantifica le parti d’oro in una lega su base 24/24. Nel caso delle leghe d’oro dunque un carato equivale ad una parte d’oro su un totale di 24 parti di metallo costituente la lega. La dicitura 18 carati, che è la più frequente per quanto riguarda i gioielli prodotti in Italia, indica che la lega è costituita da 18 parti d’oro fino e 6 parti di altri metalli. Il carato viene abbreviato con le sigle ct, kt o con la sola k affiancata al numero senza spazi intermedi (es: 18k). L’oro di massima purezza è dunque 24 carati (24 parti d’oro fino su 24 totali) e si indica con la sigla 24k. Per indicare la percentuale di oro o di altro metallo prezioso presente nella lega in cui viene coniata una moneta si usa anche il termine titolo.
La proporzione tra la massa espressa in grammi e la purezza è la seguente:

  • 24 carati (24 kt) corrispondono a 999,9 grammi di oro su 1000 grammi di leghe complessive
  • 22 k (916,667/1000)
  • 20 k (833,333/1000)
  • 18 k (750,000/1000)
  • 14 k (583,333/1000)
  • 1 k (41,667/1000)