20 Lire Fascetto – Marengo Vittorio Emanuele III
Qualsiasi regime, dittatura o governo che ha conquistato il potere in maniera più o meno autoritaria, nel corso della storia, ha voluto celebrare la propria ascesa utilizzando il mezzo propagandistico della moneta. Non ha fatto eccezione il fascismo che, a seguito della Marcia su Roma del 28 ottobre 1922, con il suo duce Benito Mussolini entra prepotente nelle stanze del potere d’Italia. Il Re Vittorio Emanuele III, sebbene riluttante ad accettare il crescente potere di Mussolini, non riesce però ad evitare che i simboli del nascente regime finiscano anche sulle monete del Regno d’Italia. Così nel 1923, con il Regio Decreto n. 2267, autorizza la coniazione di monete commemorative del primo anniversario della Marcia su Roma stabilendo la produzione di 20.000 pezzi in oro da 20 lire e denominandole “Fascetto”.
Queste monete sono gli ultimi veri marenghi della storia italiana. Con il loro peso di 6,45 grammi a titolo aureo di 900 millesimi e diametro di 21 millimetri. Infatti i marenghi, dopo il 1923 verranno ancora prodotti dalla Zecca del Regno nel tipo “Aratrice” del 1926 e 1927, ma solo per i collezionisti e senza valore legale. L’Autore del modello e del conio del 20 Lire Fascetto fu l’incisore-capo della Zecca, Attilio Motti. Questa moneta, pur possedendo valore legale, non entrò mai in circolazione e fu prodotta esclusivamente per i collezionisti che le prenotavano per 80 Lire. Moneta rara di alto valore numismatico.
Testo sulle 20 Lire Fascetto
Dritto: Busto del Re in uniforme volto a sinistra e contornato dalla scritta: VITTORIO EMANUELE III RE D’ITALIA. Sotto il collo del Re, la firma dell’incisore A. MOTTI.
Rovescio: Fascio littorio con la scure verso destra, ornato da una testa di montone. A sinistra indicazione del valore (LIRE 20) su due righe; sulla destra la legenda OTTOBRE 1922 • 1923 su due righe. A sinistra della base del fascio, il segno di zecca (R).